"C'è la bellezza e ci sono gli umiliati.
Qualunque difficoltà presenti l'impresa, non vorrei mai essere infedele né ai secondi né alla prima" A.C.

giovedì 22 settembre 2011

E' TUTTA COLPA MIA


L'eccessiva modestia si rivela spesso la peggior forma di arroganza. Mi perdonerete anche questa volta, se affermo che è tutta colpa mia. Colpa di che cosa? Di tutto. Della crisi economica e della manovra per arginarla; del nostro debito pubblico e dell'impossibilità di appianarlo; del downgrade di Standard&Poor's, della crisi di fiducia dei mercati, del probabile default del sistema-Italia e di tutto il resto. E' colpa mia – e se credete anche vostra, purché scegliate di associarvi alla mia esecrabile immodestia – perché le cause di queste disgrazie erano da anni sotto gli occhi di tutti. Proprio io non ho amici neolaureati, miei coetanei, che abbiano trovato uno straccio di posto di lavoro. Conosco invece qualcuno, un po' più grande di me, che il posto di lavoro l'ha perso, se l'è visto congelato, dimidiato, cassa integrato, sospeso, sostituito o in altro modo calpestato. E poi, mio padre a parte, non vedo un datore di lavoro ormai da anni. Chissà che fine han fatto i vecchi padroni, mai troppo odiati e mai troppo rimpianti... Per di più ho letto, quasi ad aggravare la mia colpa, che le economie asiatiche ci stavano fagocitando, e che quel poco che producevamo era vecchio, inutile o troppo costoso. Eppure confesso che ho continuato a consumare e a “studiare”, ritenendo che un giorno “qualcuno” m'avrebbe assunto. Ho sperato, in definitiva, in qualche fattore esterno capace di garantirmi la sopravvivenza e persino il benessere.
Sbagliavo. Sbagliavo non tanto, e non solo, perché queste speranze si rivelano oggi illusorie, ma soprattutto perché a ben vedere si trattava di auspici informati al più becero egoismo, alla più miope indolenza.
Oggi, accorgendoci che non abbiamo più nessuno con cui prendercela, abbiamo la chance di rifare l'Italia, l'occasione di sentirci all'altezza dei nostri nonni e al di sopra dei nostri padri, spesso “rivoluzionari” a buon mercato. Nella misura in cui riusciremo a ricostruire il Paese, ci riveleremo capaci di risolvere noi stessi: quel groviglio di eroe e bamboccione che ciascuno di noi odia e ama all'eccesso.
Buon lavoro, Ragazzi!

venerdì 2 settembre 2011

FEDE, RAGIONE E SCIENZA: SFIDE "DA UOMINI"


IL CARDINALE RUINI INCONTRA I GIOVANI RICERCATORI DEL D.I.S.F.

Lo scorso 28 maggio il Cardinale Camillo Ruini, Presidente del Comitato per il Progetto Culturale della CEI, ha tenuto presso il Centro Convegni Bonus Pastor di Roma una conferenza pubblica dal titolo "Scienza, ragione e fede: un rapporto sempre in costruzione". La prolusione del Cardinale, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana sino al 2007, ha costituito il momento culminante del quarto workshop annuale del DISF Working Group, un programma di formazione interdisciplinare - coordinato dal Professor Giuseppe Tanzella-Nitti, ordinario di teologia fondamentale - finalizzato ad accrescere la cultura umanistica, filosofica e teologica di giovani laureati che operano nel settore della ricerca scientifica (informazioni al dwg@disf.org). La “due giorni” di quest'anno era dedicata agli "Aspetti filosofici e teologici dell'attività scientifica".
Per descrivere il vincolo che unisce fede e ragione in un unicum inscindibile,  nell'ambito dell'atto umano del credere, Il Cardinal Ruini è ricorso direttamente alle parole di Sant'Agostino: "Nessuno crede qualcosa, se prima non ha pensato che debba essere creduto" (De praedestinatione sanctorum, 25). E ciò vale a fortiori nel campo della religione, poiché la scelta della fede si manifesta come «decisione sul senso ultimo della nostra esistenza, e richiede di esser motivata nel modo più rigoroso possibile, senza sottrarsi alle domande più radicali circa la realtà stessa a cui si crede: in caso contrario - ammonisce il Cardinale - la fede decadrebbe nell'assurdità e nel fanatismo».
Nell'atto di fede, pertanto, la reciproca immanenza del comprendere e del volere - «nel loro vicendevole condizionamento di conoscenza impegnata e di decisione consapevole delle sue motivazioni»  - discende direttamente dai meccanismi euristici e dalle strutture cognitive tipiche della natura umana. In questo senso, e ancor più esplicitamente, il Cardinal Ruini non ha mancato di sottolineare come «in concreto, non crede l'intelletto, né la volontà, ma l'uomo, il soggetto umano nella sua intrinseca unità».
E l'essere umano che crede e spera, destinatario e ricettore del messaggio religioso, è pure il soggetto attivo e il promotore indefesso dello sforzo scientifico, un percorso teoretico che si snoda su un terreno solo parzialmente indipendente da quello tracciato dai contenuti della fede; e ciò, se non altro, in ragione del fatto che l'uomo si avvale, anche nella ricerca scientifica, degli stessi mezzi conoscitivi di cui si serve nell'approcciarsi al mistero di Dio. E' l'essere umano, l'uomo integralmente considerato, dunque, il trait d'union tra fede, ragione e sapere scientifico.
Giovani ricercatori del DISF
Così, ancora nelle parole del Cardinal Ruini, «da una parte va accolta fino in fondo la radicale novità e trascendenza della fede rispetto alla nostra ragione e libertà», ma d'altra parte non si può disconoscere l'esistenza di «una profonda affinità e continuità»  tra le due sfere, «in quanto il soggetto umano, creato a immagine di Dio, è capace della fede in virtù della sua ragione e libertà». Venendo poi alla reciproca interazione tra i due ambiti, e con evidente accenno all'annosa questione dei rapporti tra teologia e scienza, il Cardinale ha fatto riferimento all'insegnamento di Benedetto XVI, affermando che  «la ragione non si risana senza la fede, ma la fede senza la ragione non diventa umana».
Per quanto concerne in particolare la nozione di Dio, cui l'uomo può aver accesso attraverso la filosofia, ma anche mediante gli studi teologici condotti con la luce della fede, Ruini, proseguendo nel suo ragionamento, ha manifestato un'interessante apertura all'idea che «sebbene la fede e la conoscenza razionale di Dio rimangano nettamente e strutturalmente distinte,  bisogna dunque riconoscere che esiste tra loro una profonda e non casuale analogia».
Il Rev. Prof. Giuseppe Tanzella-Nitti, animatore del DISF
Ma la prolusione del Cardinale non è stata informata, di certo, alla semplificazione accomodante o al camuffamento delle criticità e delle contrapposizioni: analogie e convergenze tra fede, scienza e ragione non devono trarre in inganno, magari «suggerendo un circolo vizioso che volesse dimostrare la ragione con la fede e la fede con la ragione. Si tratta piuttosto - avverte conclusivamente Ruini - di tenere presente l'unità del soggetto umano: razionale, libero e credente».

Al termine della conferenza, il relatore si è intrattenuto con i convenuti, rispondendo alle domande del pubblico, costituito in buona parte da giovani ricercatori, alcuni dei quali collegati via Skype da università d'oltreoceano. Il Cardinale ha così incoraggiato ad impiegare con intelligenza i media e i nuovi social networks, veicolo attraverso il quale, al giorno d’oggi, le idee si diffondono e generano dibattito. Non v'è dubbio che il confronto su  un tema classico, e tuttavia sempre attuale, come il rapporto fra fede e ragione, possa giovarsi anche di un uso sapiente delle nuove tecnologie.

Marco Giorgetti