Benedico Te, anche per quest'anno. Ti benedico, che è più che ringraziare, soprattutto per conto di chi si dimentica di farlo.
Ti ringrazio anzitutto per ciò che più mi sfugge: quel che per abitudine dò per scontato.
Ti ringrazio per quello che mi manca, e mi scuso se a volte non metto a frutto il troppo che ho.
Mi scuso pure per la distrazione verso le persone, e per l'incapacità di mostrare i miei affetti.
Perdonami se definisco “senso religioso” la nostra amicizia. E scusami se a chi mi chiede di noi, rispondo che credo ma non pratico più; è un modo ingenuo per rivendicare l'autenticità della mia fiducia, a prescindere da ogni condizionamento; ma non mi sfugge che così Ti sottraggo il mio corpo e parte del mio tempo, e perciò Ti ringrazio anche del senso di colpa, che ancora mi concedi di provare in ragione di questa mancanza.
Ti benedico per il respiro di molti, e Ti “comprendo” nella Tua cura per tutti.
Grazie soprattutto per la lucidità che mi doni, di non venerare il mio dubbio più del Tuo mistero: è lo slancio costante dei miei giorni, attraverso il quale mi metto tra parentesi, e vedo. Così posso dire di vivere solo attraverso di Te, ché sennò sarei prigioniero dell'ombra che io sono. Per questo anziché mille grazie e un diluvio di auguri, mi basta balbettare a Te il mio pensiero irrisolto. Te Deum è la sola invocazione che mi salga alle labbra; e ho già detto tutto.
"Grazie soprattutto per la lucidità che mi doni, di non venerare il mio dubbio più del Tuo mistero: è lo slancio costante dei miei giorni, attraverso il quale mi metto tra parentesi, e vedo. Così posso dire di vivere solo attraverso di Te, ché sennò sarei prigioniero dell'ombra che io sono."
RispondiEliminaBello. Molto bello.
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